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NEWS DI GABRIELLA POLA
Da oggi sono disponibili le news aggiornate periodicamente.
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27/02/2019
LA SITUAZIONE SOCIALE E DEMOGRAFICA |
La situazione sociale e demografica di molte città europee sta superando il limite accettabile e se si pensa che nel mondo risulterebbero città e territori con livelli di densità della popolazione pari anche al doppio o più del consentito, non si comprende come non si preveda di porre in essere un limite ed un rimedio globale a tali fenomeni. La prima iniziativa verso la minaccia del sovraffollamento e di conseguenza dell’inquinamento di vari tipi che comportano alterazioni del territorio e pure climatiche continentali, con rischi e pericoli per la salute e l’incolumità della popolazione mondiale, nonché per la compromissione della salute dei singoli individui, sarebbe porre un limite al numero degli abitanti nelle città ed ovunque. La popolazione mondiale è di molti miliardi, ma vi sono territori estesissimi, quasi completamente disabitati e non si comprende come non si ponga in essere il rimedio primo e più logico di favorire la distribuzione della popolazione nelle zone poco abitate, verosimilmente più sane. Si dovrebbe considerare l’esegesi storica risultante dai primi documenti antichi che riportano le descrizione del sorgere dei primi agglomerati urbani sovraffollati e riferiscono come contestualmente agli stessi si verificarono le prime epidemie, descritte da Tucidide, alcuni secoli a.c. . Il coincidere di tali eventi, come avvenne anche per i contesti nei quali ebbero origine le successive epidemie, come di seguito il manifestarsi di sempre più diffuse malattie, dimostra come le stesse abbiano avuto origine e si siano sempre manifestate con maggior gravità, laddove fosse stata permessa un’elevata concentrazione della popolazione in un luogo circoscritto, anche in seguito a guerre o immigrazioni. Questi fatti evidentemente costituirono la causa favorente di eventi negativi concatenati, tali da rendere impossibile la salvaguardia di condizioni umanamente vivibili nel territorio. L’ambiente se sano ovvero costituito da terreno sano e da un regno vegetale sano, come descritto anche dalle riviste scientifiche, ha il compito di far si che i batteri, prodotti dagli esseri viventi, si disperdano e siano eliminati; diversamente un ambiente eccessivamente affollato non ha la capacità di svolgere questi compiti precipui e l’eccesso di batteri anziché disperdersi nel territorio, contamina gli esseri viventi che diventano veicoli di molti tipi di patologie trasmissibili ai loro simili, con le conseguenze note. Questi dati empirici sono provati e di un’evidenza, talmente semplice, da poter essere universalmente compresi. Attualmente nelle grandi città ed in vari luoghi con livelli elevati di popolazioni il rischio sussiste, non solo di gravi epidemie, ma anche per la diffusione di numerose malattie riscontrate, note o definite “rare”, poiché ancora poco conosciute, ma in realtà esistenti ed in aumento in gran misura, soprattutto in luoghi come quelli descritti. E’ normale che dati simili creino un allarme generale; innanzitutto se non si adottano contromisure preventive alla situazione e si continua ad assistere, come risulta, ad un continuo aumento delle patologie ed anche all'aggravarsi delle stesse. Questo avviene in quanto vi sono forme virali diverse che possono essere trasmesse a persone sane o diversamente ammalate, per cui si crea una sovrapposizione ed un sommarsi dei virus assolutamente perniciosi. Per questi motivi in un ambiente sociale ad alta densità abitativa, come riferiscono gli scienziati, i virus, trasferendosi da persona a persona mutano, diventando sempre più pericolosi. Alcune metropoli nel mondo si sono trasformate in centri lavorativi, composti preminentemente da uffici, mentre le abitazioni private sono state trasferite nei centri abitativi circostanti. In alcuni casi, questa scelta potrebbe non essere sufficiente, in quanto anche i territori circostanti le città, sono diventati parte delle città. L’unica possibilità nell’immediato per ridurre l’evoluzione, non solo di gravi epidemie, ma di tutte le nuove malattie descritte, potrebbe essere prevedere la dislocazione delle persone, intanto sul territorio nazionale. In questo modo si potranno cercare, sul territorio della nazione, luoghi più salutari nei quali evitare l’inquinamento, non ammalarsi o curarsi preventivamente e contestualmente liberare il territorio dove vi è la concentrazione di popolazione in esubero. Solo in questo modo si potrà dare una “ chance” anche al territorio, di risanarsi se possibile rigenerarsi, con il ripristino originale delle caratteristiche naturali. Nell’immediato sarebbe inoltre importante prevedere un programma globale di riduzione dell’afflusso della popolazione nelle metropoli, anzi prevedere modelli abitativi caratterizzati da centri piccoli con costruzioni a distanza. La gravità della situazione, nei luoghi più affollati, evidenzia l’impossibilità di porre in atto altri tipi di rimedi per arginare simili fenomeni, in quanto quando la contaminazione tra territorio e persone e viceversa è verosimilmente arrivata ad un livello tale da sfuggire ad ogni diverso possibile controllo, vi sarebbero pochissime possibilità che le patologie in generale si possano risolvere spontaneamente, in quanto troppo numerose e costituiscono un rischio incombente in continuo aumento. Se pure si potessero contenere alcune malattie, vi è la diffusione continua di altre di esse ed anche riuscendo ad affrontarle ed a guarire dalle meno gravi, non si sa quali conseguenze potranno produrre nell’organismo umano; vi sono diversi tipi di malattie ed in molti luoghi troppe persone malate. E’ evidente che sarebbe poco logico pensare di vivere o sopravvivere in tali contesti, quando vi sarebbero alternative migliori. Il modello sociale dovrebbe evolversi in funzione dell’uomo e dei cambiamenti, nel corso degli anni e dei secoli. Anche i modelli civili, economici e commerciali potranno essere modificati, in funzione dell’uomo, dell’ambiente e delle rispettive esigenze, come è naturale debba avvenire. Le persone, innanzitutto i giovani, devono essere informati sulla gravità degli accadimenti, dei fatti, dei cambiamenti globali. La consapevolezza dello stato attuale deve guidare le scelte d’impostazione del luogo e del modo in cui vivere che saranno determinanti per salvaguardare il bene primario che dovrebbe essere la salute. Sarebbe bene considerare molto seriamente l’evidenza delle nuove preoccupanti realtà.
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26/02/2019
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24/02/2019
RIMBOSCAMENTI E COLTIVAZIONI DEI TERRENI AGRICOLI |
La mancanza di piante terrestri che producono un terzo dell'ossigeno e l'inquinamento dei mari che compromette l'esistenza del fito-plancton producente i due terzi dell'ossigeno terrestre, uniti all'aumento della popolazione che assorbe ossigeno, con il conseguente aumento di anidride carbonica, hanno modificato la troposfera terrestre. D'altra parte è divenuto carente il ciclo dell'acqua che oltre all'evaporazione dei mari è dovuto all'evaporazione delle piante. Se non vi è terreno l'acqua non può essere assorbita e quindi come conseguenza non può essere evaporata per dar luogo alle nubi, quindi alla pioggia. Per questi motivi la pioggia è sempre più scarsa in molti Paesi che corrono il rischio di essere i primi a rimanere privi di acqua. In tutti gli Stati più civilizzati del centro Europa, degli U.S.A. e dell'Asia è necessario un piano regolatore che preveda i rimboscamenti e l'intensificazione di una coltivazione diffusa, accurata, controllata, da attuare ovunque sia possibile, previo il monitoraggio di tutti i terreni agricoli e potenzialmente destinabili alle coltivazioni (con Direttive di legge). Tale regolamentazione dovrebbe essere connessa alla limitazione delle zone industriali sul territorio, dove risultasse necessario, trasferendole in regioni o località o nazioni diverse, nel rispetto di un programma topografico di distribuzione oculata. Nello stesso modo dovranno essere programmate le opere in cemento, la loro riduzione o limitazione e divieto, laddove già presenti. Per quanto riguarda i Paesi nei quali le opere edilizie ed i complessi industriali siano scarsamente presenti, come l'America del Sud, l'Oceania, l'Africa etc. le stesse opere dovranno essere realizzate sempre in numeri moderati e con suddivisione sul territorio, prevedendo una realizzazione ridotta, in funzione della cura della vegetazione e privilegiando lo sviluppo delle coltivazioni agricole; fino a quando non vi sia un quadro mondiale che preveda le indicazioni territoriali, relative alle zone da salvaguardare, in quanto necessarie a garantire la sopravvivenza.
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